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Raffreddore: ecco perché in inverno peggiora

16/01/2015

Non è solo una credenza popolare: la rinosinusite con l’arrivo dell’inverno e delle basse temperature tende davvero a diffondersi maggiormente.

A spiegare perché questo accade è Luca Malvezzi, specialista in Otorinolaringoiatria dell’Istituto Clinico Humanitas: «Il periodo freddo è quello più tipicamente correlato alle infezioni virali: con il caldo, infatti, i virus muoiono, tanto è vero che una delle strategie difensive del nostro organismo è la febbre, ovvero l’aumento della temperatura corporea».

È proprio quando le temperature scendono che i virus responsabili dei tanti malanni stagionali possono disturbarci con il classico “raffreddore comune” o rinosinusite virale, chiamato anche “common cold” nei paesi anglosassoni. E «se le strategie di difesa del nostro organismo, ovvero la produzione di muco per intrappolare gli agenti patogeni e il trasporto mucoso per la loro eliminazione, non sono efficaci, ecco che alla rinosinusite virale segue una forma batterica».

La durata della sintomatologia della rinosinusite batterica si allunga superando i canonici 5-7 giorni del raffreddore comune (o rinosinusite virale): «Le secrezioni diventano più viscose o giallastre. La sensazione di naso chiuso peggiora in modo significativo, potendo comparire anche una sintomatologia dolorosa o senso di peso a carico delle ossa della faccia – spiega il dottor Malvezzi –. Le fasce di età più esposte, anziani in particolare, o soggetti con comorbilità come ad esempio bronchite cronica ostruttiva o asma sono più a rischio e possono sviluppare unitamente a forme infiammatorie delle alte vie aeree una sovrapposizione di forme infiammatorie delle basse vie respiratorie. Non è infrequente, infatti,la gestione multidisciplinare di malati con riattivazione di forme asmatiche o broncopolmoniti insorte dopo una rinosinusite”, precisa l’esperto.

 

La rinosinusite può essere virale, batterica o cronica

La rinosinusite è uno stato infiammatorio di naso e seni paranasali caratterizzato da due o più fra questi sintomi: ostruzione respiratoria nasale, congestione nasale, presenza di muco dal naso, dolore al volto o senso di pressione, riduzione della percezione dell’olfatto. Nella rinosinusite virale (o raffreddore comune) il muco è limpido e solitamente poco denso; nella rinosinusite batterica, invece, le secrezioni spesso assumono una vischiosità maggiore e si colorano di giallo-verde, a seconda del tipo di batterio responsabile dell’infezione.

«Questa situazione clinica se insolita nella vita del paziente merita unicamente un adeguato trattamento farmacologico – spiega l’esperto –. Attenzione tuttavia alla corretta raccolta dei dati anamnestici del paziente: spesso indagando si può scoprire che nel corso dell’anno o degli anni il paziente ha sofferto di diversi episodi di rinosinusite. A volte l’indagine endoscopica delle fosse nasali documenta la presenza di edema mucoso o di polipi nasali. In questi casi non bisogna fermarsi alla semplice somministrazione di farmaci, ma coinvolgere un pool di medici, in prima istanza pneumologi e allergologi, per uno studio completo delle vie aeree alle ricerca di cause comuni della patologia e per un miglior controllo dei sintomi nel medio e lungo periodo».

 

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