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Allergie d’estate? Colpa delle erbe subtropicali

18/06/2014

Si può parlare di globalizzazione anche per quanto riguarda la diffusione dei pollini e delle allergie alle vie aeree a essi collegate. Si tratta – come raccontato in uno studio pubblicato sull’ultimo numero della rivista americana “Clinical & Experimental Allergy” (J. M. Davies, Clinical & Experimental Allergy, 2014 (44) 790–801) –, di un fenomeno dovuto al riscaldamento globale del pianeta, che sta provocando la diffusione delle erbe subtropicali e dei loro pollini in zone della terra che fino a qualche decennio fa erano per loro del tutto “impraticabili”.

Le graminacee subtropicali, abbondanti in alcune parti dell’Africa, India, Asia, Australia e nelle Americhe, sono la prima fonte mondiale di allergie delle vie aeree. Si sviluppano in ambienti caratterizzati da alte temperature e visto che la temperatura della terra si sta alzando – si tratta di un fenomeno ormai assodato – è facile prevedere che in futuro aumenteranno i casi di allergie respiratorie anche nei Paesi posti nelle regioni temperate e assisteremo alla comparsa di nuove forme di sensibilizzazione a pollini di piante che, al momento, sono assenti.

Una situazione che richiederà l’attuazione di fondamentali contromisure e monitoraggio da parte delle istituzioni sanitarie di tutto il mondo, come sottolinea la dottoressa Francesca Puggioni, specialista in Malattie dell’Apparato Respiratorio, dell’Unità Operativa di Medicina Generale e Pneumologia di Humanitas.

Dottoressa Puggioni, quali differenze ci sono tra le allergie subtropicali e quelle della nostra parte del mondo?

«In realtà non ci aspettiamo grandi differenze significative per quanto riguarda i sintomi. Il processo infiammatorio che caratterizza la malattia allergica non varia a seconda dell’allergene a cui si è sensibilizzati. Non è ancora nota la “potenza” allergenica di questi nuovi pollini e, quindi, al momento non è possibile stimare l’impatto sui sintomi. Sicuramente dovrà esserci un adeguamento nella diagnostica: dovranno essere disponibili per i pazienti i materiali diagnostici per i test (Prick test per inalanti – Rast test) per i “nuovi” allergeni e, eventualmente le terapie immunologiche specifiche».

Quali conseguenze può avere la globalizzazione delle allergie?

«Stiamo assistendo da anni alla comparsa di sintomi allergici, anche molto severi, in pazienti immigrati in Italia, soprattutto dall’Africa. Queste persone vengono a contatto con nuovi pollini e allergeni, in generale, e l’incidenza e la prevalenza delle malattie allergiche in queste popolazioni sta aumentando esponenzialmente. Questo fenomeno si sta registrando anche negli altri Paesi europei. Quindi aumenterà sempre di più il numero di pollini potenzialmente allergenici e la zona di diffusione degli stessi, con una crescita conseguente delle malattie allergiche».

Quali rimedi potranno essere adottati per frenare questa onda allergica?

«In questo caso valgono sempre le regole utili per controllare la malattia allergica: diagnosi precoce presso Centri Ospedalieri Specializzati, educazione a evitare l’esposizione all’allergene quando possibile (ad esempio nel caso di allergia agli Acari della polvere), terapia farmacologica mirata e, se sussistono le indicazioni, la terapia iposensibilizzante specifica o vaccino. Nelle forme di asma severo, poi, sono disponibili nuovi trattamenti immunologici come l’omalizumab. Si tratta di anticorpi mirati vero le immunoglobiline E, che sono uno dei “mediatori” fondamentali della cascata allergica».   

In Italia sono già diffuse forme di allergie subtropicali?

«Al momento non disponiamo di dati affidabili in merito. Ma da anni assistiamo alla diffusione di piante che un tempo erano tipiche delle regioni del Sud o costiere, anche verso le zone più interne e la Pianura padana come, ad esempio, la Parietaria o il Cupressus. Si stima che l’aumento di un grado della temperatura media in una determinata zona permetta l’espansione/risalita della diffusione di alcuni pollini di circa 40 km».

 

Risposte della dottoressa Francesca Puggioni

Pneumologa presso lUO di medicina Interna e Pneumologia di Humanitas

 

A cura di Luca Palestra

 

 

 

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