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Benessere

Se russi ti lascio…

01/04/2014

Il momento del coricarsi diventa un piccolo grande problema. Invece che perdersi tra le braccia di Morfeo, ci si rigira nel letto scalciando e dando piccoli colpetti a un compagno che continua a “russare”, ossia a emettere quel fastidioso suono che… non ci fa dormire.

Disagio e nervosismo da una parte, problema serio da affrontare dall’altra. Il russare, infatti, non è solo un fastidio, è un segno evidente di una malattia, la roncopatia, che col tempo può addirittura provocare problemi cardiologici o diabetologici, per fare solo qualche esempio. Ce ne parla il dottor Tiziano Zurlo, Responsabile del Servizio di Otorinolaringoiatra di Humanitas Mater Domini.

Dottor Zurlo, perché si russa?

«Il russare è causato da una cattiva respirazione. La respirazione può essere volontaria e involontaria. Quella involontaria avviene “automaticamente”, ossia senza l’intervento della volontà, pensiamo alla notte quando dormiamo oppure quando leggiamo o lavoriamo. I polmoni lavorano autonomamente, inspirando ed espirando l’aria. Durante lo svolgimento di alcune attività (es. durante la corsa), si necessita invece di più aria e, quindi, la respirazione diventa volontaria: apriamo bocca e respiriamo col naso. Questo accade perché richiediamo al nostro organismo più ossigeno. La respirazione avviene fisiologicamente attraverso il naso. Si russa, dunque, quando l’aria inspirata non riesce a passare agevolmente attraverso naso e gola. Nel russamento succede che il naso non funziona e si è costretti volontariamente ad aprire la bocca. Inspirando, l’aria fa vibrare il palato mobile e ugola che sbandierano come una bandiera al vento e fanno rumore».

Russare: è solo colpa di uno scorretto stile di vita?

«Sicuramente lo stile di vita incide sul russare. Da tenere sotto controllo è il proprio peso attraverso una corretta alimentazione e la pratica di attività sportiva. Ma ci sono anche cause anatomiche. Tra le principali, si riscontrano le anomalie del naso oppure le patologie della faringolaringe. Quando il naso è ostruito, l’organismo deve infatti fare uno sforzo maggiore per far passare l’aria. Si crea così un vuoto maggiore del solito nella gola, che tende a far avvicinare tra loro i tessuti molli e portare al russare. Le ostruzioni del naso possono essere meccaniche (es. setto nasale deviato, ossia malformazione delle pareti che separano le narici), iatrogene (interventi eseguiti nel naso e riusciti male e, quindi, il naso peggiora da un punto di vista respiratorio) o funzionali, quindi legate alla presenza di patologie di tipo allergico, polipi nasali, ecc. Si può russare, quindi, solo durante l’allergia ai pollini, oppure solo nel corso del raffreddore o della sinusite. Le patologie della faringolaringe possono essere benigne o maligne, bloccano invece la respirazione posteriore, ossia il passaggio dell’aria dal naso alla prima parte della colonna aerea posteriore, che va dalla faringe alla laringe».

Apnee notturne: che cosa sono?

«Tra i risvolti negativi del russare, ci sono le apnee notturne, ossia frequenti e temporanei blocchi delle respirazione involontaria che comportano risvegli frequenti durante la notte, ma soprattutto un’insufficiente ossigenazione. Le apnee notturne possono durare dai 10 ai 40 secondi ed essere ripetute nell’arco della notte. Colui che soffre di questo disturbo molto spesso non si accorge di nulla, nemmeno di russare. Sono i compagni di letto a segnalarne l’insorgenza. Questo problema è da tenere sotto controllo perchè può portare ripercussioni negative sugli organi che maggiormente necessitano di ossigeno: cuore e sistema nervoso».

Esistono terapie per non russare?

«Riconoscere, accettare e affrontare, questo è il corretto percorso che il russatore deve intraprendere. Molto spesso, infatti, chi russa non accetta il fatto stesso del russare, non lo vuole riconoscere come un problema che lo riguarda, quasi fosse una debolezza o solo un motivo di derisione. È questo un errore: occorre accettare l’evidenza e recarsi da uno specialista per una visita e tutti i necessari accertamenti. La diagnosi preliminare viene formulata dall’Otorinolaringoiatra il quale, oltre all’anamnesi (raccolta dettagliata della storia clinica del paziente) e un’accurata visita otorinolaringoiatrica con fibrolaringoscopia, può prescrivere anche la polisonnografia. Si tratta di un’indagine che consiste nella registrazione continua durante il sonno di diversi parametri fisiologici importanti per la valutazione e la diagnosi della roncopatia: gli eventi cardiaci notturni, il ritmo respiratorio, i periodi di ipossia (desaturazione, mancata ossigenazione corretta dell’organismo) e i periodi di apnea (periodi di blocco della respirazione). Questo esame evidenza dunque come si respira, la concentrazione media di ossigeno durante la notte e il numero di apnee. In base agli esiti evidenziati, l’otorinolaringoiatra di volta in volta può avvalersi della collaborazione di altri specialisti per assicurare al paziente un approccio multidisciplinare: visita pneumologica con spirometria, visita allergologica, ecc.».

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