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Benessere

Come “allenare” il pavimento pelvico

26/02/2016

Riabilitazione del pavimento pelvico. Significa effettuare un trattamento in più step con l’obiettivo di rieducare una muscolatura danneggiata nelle sue funzioni da un trauma o come conseguenza di una patologia, e farla tornare a funzionare e lavorare al meglio. I sintomi possono essere diversi: incontinenza urinaria o fecale, stipsi e defecazione ostruita, fastidi o dolori del distretto pelvico. «Dietro questi sintomi – spiega il dottor Sergio Agradi, responsabile dell’Unità funzionale di proctologia e pelviperineologia di Humanitas Gavazzeni – possono esserci problemi di funzionamento dei muscoli o anche neurologici o problemi legati al prolasso degli organi pelvici. La patologia più diffusa nel campo proctologico pelviperineale sono i prolassi del retto, utero e vescica, che colpiscono il 60-70% delle donne oltre i 60 anni, in particolar modo dopo un parto o un intervento all’utero o a una chirurgia ginecologica o proctologica».

«E poi ci sono le patologie urologiche – come sottolinea il dottor Emanuele Micheli, responsabile dell’Unità operativa di Urologia di Humanitas Gavazzeni – vale a dire incontinenza urinaria, maschile e femminile, con particolare attenzione alla riabilitazione dei pazienti che hanno effettuato una chirurgia prostatica radicale».

(Per approfondire leggi qui: Emorroidi, quali rimedi per il disturbo-tabù?)

Stimolazioni elettriche per tonificare i muscoli

Il percorso di trattamento serve a ridare al paziente la coscienza della propria muscolatura a livello del pavimento pelvico. Grazie a una macchina di ultima generazione e attraverso una piccola sonda, a seconda della specifica patologia, vengono effettuate delle stimolazioni elettriche al fine di riabilitare e tonificare il muscolo, visualizzate sullo schermo attraverso un grafico così che il paziente possa seguire e imparare, passo dopo passo, i movimenti rieducativi/riabilitativi del proprio pavimento pelvico.

«Tutti i pazienti vanno incontro a un miglioramento – aggiunge il dottor Agradi – commisurato a seconda del singolo caso. In alcune situazioni, come ad esempio nella stipsi, questi trattamenti possono anche permettere di evitare l’intervento chirurgico. Il danno anatomico resta ma il problema funzionale viene risolto o notevolmente migliorato».

(Per approfondire leggi qui: Intestino: quando si parla di stitichezza?)

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