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Benessere

E’ bene che il bambino dorma da solo

30/01/2004

Prima che il bambino nasca moltissimi genitori sono convinti, giustamente, che il lettone di mamma e papà non possa essere condiviso con i figli. Non che sia nocivo, ma perché è il luogo dove i genitori devono vivere e mantenere la loro intimità.
Dopo il lieto evento e dopo le prime notti in bianco però, molti si arrendono al sonno e alla stanchezza e mettono il bambino tra di loro. Come per magia, il piccolo si calma e si addormenta.
Da qui a non riuscire più a far addormentare il bambino da solo nel suo lettino ci vuole un attimo. Dormire con la mamma e con il papà, dopotutto, è il sogno di ogni bambino, ma farlo sempre può diventare un vizio difficile da togliere.
Approfondiamo i rischi e i vantaggi di questa abitudine con la Dottoressa Agnese Rossi, psicologa di Humanitas Gavazzeni di Bergamo.

Perché il bambino ama dormire nel lettone di mamma e papà?

«La maggioranza dei bambini ha bisogno del contatto fisico per rilassarsi e addormentarsi. Il letto dei genitori è un microclima perfetto e l’atmosfera è gratificante. Specie nei primi mesi di vita il piccolo, stando vicino all’adulto, vince il senso di solitudine che prova separandosi dalla mamma, tipico di questa fase della vita. Inoltre, dormire nel lettone favorisce l’attaccamento al seno e il calore dei genitori ha una funzione protettiva. Allo stesso tempo, però, esistono alcuni rischi: per esempio, il neonato può far fatica ad abituarsi agli orari della poppata. Le conseguenze negative sul riposo dei genitori si possono immaginare. Inoltre, intorno ai due anni il bambino si muove spesso e, quindi, i genitori potrebbero passare le notti in bianco. Addirittura, il papà potrebbe essere costretto a trasferirsi in un’altra camera per lasciare spazio al piccolo».

Meglio che il bambino dora da solo allora?

«Il fatto che il bambino si addormenti da solo è molto importante per la sua crescita. Fin dalla nascita il piccolo inizia un percorso di graduale distacco dalla mamma e acquisisce a poco a poco il concetto di indipendenza. Farlo dormire da solo è utile affinché conquisti la sua autonomia: lo aiuta a formarsi una personalità più sicura e indipendente dalle situazioni di ansia legate alla paura della perdita e della separazione. Più continua a dormire con i genitori, invece, più questa tappa viene rimandata. Per crescere bene il bambino deve capire che non può avere sempre la mamma tutta per sé e che i suoi genitori hanno una vita privata e di coppia. Non sottovalutiamo, inoltre, che un altro motivo per cui un bambino non dovrebbe dormire nel lettone con mamma e papà è il pericolo di soffocare. Un bambino dovrebbe dormire nella culla a pancia rivolta verso l’alto: questo gli permette di respirare regolarmente. E, soprattutto, questa è la posizione più sicura per limitare i rischi della cosiddetta “morte in culla”. Se il piccolo dorme a pancia in su, infatti, le apnee sono meno frequenti e non si corrono rischi di aumento di rigurgito».

Come fare se il bambino non ne vuole sapere di dormire da solo?

«L’ideale è abituare il neonato a dormire da solo fin dai primi giorni di vita. Ancora meglio, se possibile, in una stanza tutta sua, anche quando fa i riposini quotidiani. Più il bambino cresce, infatti, più farà i capricci per non cambiare stanza. Ecco perché è meglio abituarlo da subito oppure non andare oltre i tre-sei mesi, al massimo dodici (dopo questa età il distacco dai genitori diventa difficile). In ogni caso, per convincerlo, è fondamentale che entrambi i genitori siano uniti e d’accordo sulla questione. Perché solo se il bambino li vede entrambi convinti capirà che le sue lacrime non servono. E dopo qualche sera di resistenza per cercare di ottenere il privilegio perduto si convincerà che il lettone è il luogo esclusivo di mamma e papà. Solo se i genitori sono irremovibili, infatti, il problema si risolve».

Ha qualche suggerimento pratico per far addormentare il bambino da solo?

«Se il bimbo piange, l’ideale sarebbe non correre da lui per toglierlo dal lettino. Dopo essersi accertati che sta bene e non ha fame, è importante rimanere accanto a lui, coccolarlo, rassicurarlo, fargli capire che la mamma e il papà sono vicino a lui e stanno nella stanza accanto. È meglio non prenderlo in braccio, altrimenti in futuro si riaddormenterà sempre e solo così. Tutto questo, naturalmente, viene fatto per il bene del bambino e per stimolarlo a sviluppare le sue capacità individuali. Inoltre, sarebbe deleterio cedere davanti alle sue insistenze. Piuttosto è meglio rimandare il distacco in un secondo tempo, in cui si è più forti e convinti. Al contrario, se si tiene duro è certo che dopo qualche giorno il bambino si abituerà alle nuove regole e le notti diventeranno tranquille per tutta la famiglia. Può essere utile anche cercare di creare un “rituale della buona notte” da ripetere tutte le sere, in modo che il bambino si senta coccolato da mamma e papà e che il momento del distacco sia più piacevole. Per esempio, si potrebbe metterlo a letto al solito orario con il suo peluche preferito, parlargli mentre indossa il pigiamino, raccontargli una favola, rivolgersi a lui con voce rassicurante. Tutto deve svolgersi in un ambiente e in una atmosfera sereni in modo che il bambino capisca che non c’è motivo di avere paura».

Non esistono eccezioni a questa regola?

«Uno strappo alla regola può essere fatto in situazioni assolutamente particolari: per esempio, quando il bambino è malato, o quando si sveglia alla mattina, oppure se ha fatto un brutto sogno. Comunque, è sempre fondamentale ricordargli che, una volta riaddormentato o passata la condizione eccezionale, sarà riportato nel suo lettino».

A cura di Lucrezia Zaccaria

 

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