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Dislessia: quando gridare non serve

26/03/2015

Sempre più spesso i bambini dislessici vengono confusi con bambini che hanno un ritardo mentale, anche se la realtà è ben diversa. Ne parliamo con Marta Gallazzi, logopedista di Humanitas Mater Domini.

 

I bambini con dislessia evolutiva presentano un disturbo che non ha nulla a che fare con il quoziente intellettivo (assolutamente nella norma), ma intacca unicamente le perfomance in lettura.
Un altro errore comune è quello di accusare i soggetti dislessici di essere pigri o di non aver voglia di applicarsi. Queste considerazioni sono estremamente deleterie per i bambini che, non di rado, provano un senso di inferiorità verso gli altri compagni, ansia in relazione alle prestazioni scolastiche e rifiuto nei confronti di tutte quelle attività – anche ludiche – che possono comportare la lettura di un testo.

“Questo dovrebbe farci capire che non bisogna saltare a conclusioni affrettate e sgridare i nostri bambini per eventuali risultati scolastici poco brillanti: piuttosto dovremmo imparare a porci con dolcezza nei loro confronti e cercare di capire quale sia la vera natura del problema in corso.
Gridare non serve quasi mai, anzi può solo peggiorare la situazione: sarebbe invece molto più utile prendersi del tempo da passare con i nostri piccoli, per divertirsi e alleggerire la tensione relativa agli eventuali insuccessi scolastici, oltre che per aiutarli e proporre loro delle attività che stimolino la voglia di leggere”, spiega la logopedista Marta Gallazzi.

Molto spesso non ci si rende conto di quanto i piccoli gesti possano aiutare a risolvere una situazione che sembra più complessa di quanto non lo sia realmente. Stimolare il nostro bambino a leggere, anche se questo non è facile per lui, significa allenare costantemente la sua capacità di lettura, migliorare progressivamente le sue performance e fare in modo che apprenda parole nuove, allenando così anche le sue capacità di comprensione.

“Leggere per e con i nostri bambini testi semplici, ricchi di immagini e ragionare su quanto si è letto, rappresenta un grandissimo aiuto che possiamo offrire loro: un aiuto che oltre a rafforzare il rapporto tra genitore e figlio, dona un supporto al piccolo limitando i sentimenti di ansia e inadeguatezza che potrebbe provare”, aggiunge Marta Gallazzi.

Intraprendere un percorso logopedico è certamente la cosa più importante da fare un volta formulata la diagnosi di dislessia da parte del Neuropsichiatra infantile, ma altrettanto importante è l’allenamento costante a casa, il quale permette al bambino di consolidare quotidianamente ciò che impara durante le sedute di trattamento logopedico.
Il supporto integrato della famiglia e del Logopedista permetterà di affrontare la problematica in modo completo, supportando e offrendo al piccolo delle attività alternative e divertenti che possano aiutarlo nel migliorare la sua lettura.

Commento a cura della Logopedista Marta Gallazzi

Ambulatorio di Logopedia

Humanitas Mater Domini

Marta Gallazzi_ Ambulatorio di logopedia Humanitas Mater Domini

 

 

 

 

 

 

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