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Benessere

Che cosa significa allattare?

19/03/2015

Allattare non si riduce solo al “nutrire” il proprio bimbo e non riguarda solamente la sua crescita e salute.
L’allattamento coinvolge anche aspetti psicologici del neonato e della mamma. Ne parliamo con Pamela Franchi, psicologa di Humanitas Mater Domini.

“Allattare a richiesta”, offrendo il seno ogni volta che il neonato lo richiede, senza uno schema definito sulla base di orari e numero di pasti, significa predisporre con il piccolo una buona relazione d’attaccamento.
Tenere in braccio il bambino, oltre a rispondere al bisogno di calore e contatto, permette di instaurare un forte legame visivo, un gioco di sguardi, precursore dei successivi scambi comunicativi.

Il ritmo e l’alternanza della richiesta del seno materno, scanditi dal neonato con il pianto e interpretati dalla mamma come fame, coccole e sonno, rappresentano la prima comunicazione “verbale” del neonato; verbale poiché il neonato parla per voce materna. Questa sintonizzazione emotiva è, perciò, facilitata dall’allattamento.

“La gravidanza non si conclude con il parto: continua dopo la nascita fino ai seinove mesi di vita, periodo durante il quale i bisogni del bambino passano tramite il corpo materno ed in cui il contatto pelle-pelle è un bisogno primario”, specifica la psicologa Pamela Franchi.

Nutrire è il primo mezzo di contatto e legame: la mamma con il suo “maternage” accoglie e risponde appieno ai bisogni emotivi del bambino.

Allattare al seno è facile?

Non sempre: dobbiamo pensare che i ritmi di un neonato non sono quelli di un adulto che dorme otto ore e mangia al massimo quattro volte al giorno. Inizialmente allattare a richiesta può significare attaccare il bambino anche ogni ora.
Questo può creare disorientamento, ma implica una mamma totalmente disponibile.

Che rapporto ha la donna con il proprio corpo?

Il seno è simbolo di femminilità, una parte erotica del corpo femminile. Esporre al tocco e allo sguardo una parte intima può creare difficoltà, anche se si tratta del proprio bimbo.
Un ulteriore timore potrebbe essere l’estetica, “allattando mi si rovina il seno”.
Non da meno l’essere l’unica responsabile dell’accrescimento del bebè può creare ansia: “il mio latte non è abbastanza, forse non è nutriente”.

“Come vediamo le implicazioni sono molte e dal mio punto di vista, la scelta di allattare non dovrebbe essere sostenuta solo sul piano sanitario, ma anche sul piano psicologico”, spiega la psicologa Franchi.
“Ogni neo-mamma dovrebbe essere lasciata indubbiamente libera nella scelta di allattare o meno al seno, sostenuta da un’unica idea valida: qualunque sia la scelta, rimane una mamma brava e capace per il proprio figlio essendo “LA SUA MAMMA” unica e insostituibile.”

“La madre è la sola persona che può in modo appropriato presentare il mondo al bambino in una forma che abbia un senso per lui. Essa sa come farlo, non perché sia addestrata e abile, ma solo perché è la madre”.
Winnicott D. W., I bambini e le loro madri, Cortina, Milano, 1987 

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