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Chirurgia estetica, negli Usa un intervento su “lato B” ogni mezz’ora

07/03/2016

Quello della chirurgia plastica estetica negli Stati Uniti è ormai un mercato stabile, con una crescita moderata ma costante in cui sono cambiati, negli anni, gli interventi più eseguiti. Ad esempio, per la prima volta dal 2000 il lifting facciale è uscito dalla Top 5 degli interventi più realizzati. È il quadro di cui parla l’Asps, la Società americana dei Chirurghi plastici, con riferimento al 2015.

«Nel report dell’Asps riferito al 2014, gli interventi di chirurgia estetica erano cresciuti dell’1%, mentre i trattamenti mini-invasivi erano cresciuti del 4%. Nel 2015, invece, gli interventi chirurgici registrano un aumento del 2%, come quelli mini-invasivi. La conclusione, quindi, è che la chirurgia vera e propria guadagna terreno, anche se i piccoli numeri di crescita parlano di un mercato ormai consolidato, senza boom», dice il professor Marco Klinger, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia plastica dell’ospedale Humanitas.

(Per approfondire leggi qui: Creme genetiche antirughe, DNA e staminali: una nuova chirurgia estetica?)

Lo scorso anno negli Stati Uniti sono stati eseguiti quasi 16 milioni di interventi di chirurgia estetica e di trattamenti mini-invasivi. Al primo posto c’è la mastoplastica additiva, seguita da liposuzione, rinoplastica, blefaroplastica e addominoplastica che ha appunto preso il posto del lifting facciale. Tra i mini-invasivi, invece, dominano botulino e filler dei tessuti molli.

Qual è l’intervento di chirurgia plastica con la crescita maggiore?

È quello ai glutei: nel 2015, in generale, i bisturi sono intervenuti sul “lato B” in media ogni mezz’ora al giorno. Hanno fatto segnare un +36% sia gli interventi di aumento con le protesi che il lifting dei glutei, mentre l’aumento con il grasso del paziente stesso ha fatto registrare un +28%.

Una tendenza simile si riscontra anche in Italia? «Sicuramente il “lato B” è oggi tendenzialmente più considerato rispetto a qualche anno fa – risponde l’esperto – anche se si tratta di numeri ancora molto esigui. Negli Stati Uniti, nel 2015, sono state eseguite oltre 279mila mastoplastiche additive e circa 22mila interventi ai glutei. Numeri decisamente molto diversi, quindi, proprio come in Italia».

Dal momento che la chirurgia plastica sta diventando sempre più comune e accettata anche nel sesso maschile, fa sapere l’Asps, si sono visti molti più uomini sottoporsi a procedure per ridurre la ginecomastia, il “seno” negli uomini. Sono stati eseguiti oltre 27mila interventi di riduzione della regione pettorale.

(Per approfondire leggi qui: Chirurgia estetica, liposuzione per lui: via “seno” e maniglie dell’amore)

Una tendenza simile all’Italia riguarda il “body contouring”, la ridefinizione del profilo del corpo, come spiega il professor Klinger: «Negli Usa la lipoaspirazione risulta in crescita del 5%, l’addominoplastica del 9%, la mastopessi (lifting del seno) del 7%. Anche dopo una gravidanza o comunque dopo una certa età, si vuole quindi tornare a essere in forma riducendo i depositi di grasso e i tessuti in eccesso. Lo stesso si riscontra nel nostro Paese con particolare riferimento all’addominoplastica, per lei e per lui».

 

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