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Obesità, quando il rimedio è chirurgico

19/07/2005

L’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) ha quantizzato il paradosso alimentare del III Millennio: 300 milioni di persone sono affette da obesità, mentre 210 milioni sono denutrite o malnutrite nel mondo occidentale. Sempre secondo l’OMS, l’obesità rappresenta uno dei primi dieci problemi di salute “globale”: è la seconda causa di morte prevenibile dopo il fumo di sigaretta.
In Italia, il 9,7% della popolazione (ben 4 milioni di persone) è obeso, senza contare che un adulto su tre è in sovrappeso (33,4%). Questa “epidemia” è in pieno sviluppo ed ha un tasso di crescita del 25% ogni tre anni.
Ne parliamo con gli specialisti dell’Unità Operativa di Chirurgia Mini-Invasiva di Humanitas.

Che cos’è l’obesità?
“L’obesità è una malattia cronica ad eziologia multifattoriale, nella quale rivestono un ruolo importante in termini di morbilità e mortalità le patologie ad essa correlate, che rappresentano il vero problema: si accompagna infatti spesso a diabete (il 90% dei diabetici di tipo 2 è obeso o sovrappeso), cardiopatie, arteriopatie, ipertensione arteriosa, dislipidemie, artropatie degenerative, sindrome da apnea notturna per citare solo le più comuni”.

Esiste un modo “scientifico” per capire se il proprio peso è normale o si è obesi?
“Il criterio guida per sapere se il proprio peso rientra nella norma è rappresentato dal calcolo dell’indice di massa corporea (BMI – Body Mass Index), cioè il rapporto tra il peso (espresso in Kg) ed il quadrato dell’altezza (espressa in m). Questo rappresenta il parametro più utilizzato per la diagnosi e la classificazione del grado di obesità: per essere nella norma il risultato deve essere compreso tra 18,5 e 25 kg/m2; valori tra 25 e 30 kg/m2 indicano una condizione di sovrappeso; tra 30 e 35 kg/m2 obesità di I grado, tra 35 e 40 kg/m2 obesità di II grado; infine se un paziente presenta un valore di BMI >40 kg/m2 risulta affetto da obesità di III grado detta anche obesità grave”.

Quali sono le principali cause dell’obesità?
“Le cause dell’obesità sono molteplici: una non corretta alimentazione, uno stile di vita sempre più sedentario, la genetica e l’ereditarietà”.

Quali sono le possibili cure?
“Il trattamento dell’obesità patologica è finalizzato all’efficace e duratura riduzione del BMI (<35), con risoluzione delle patologie correlate, responsabili del drammatico incremento della morbi-mortalità. E’ basato su un approccio integrato multidisciplinare dove diversi specialisti (internista esperto di malattie metaboliche, dietista, psicologo) collaborano al fine di consigliare un programma combinato di tipo dietetico-comportamentale mirante ad agire sullo stile di vita insegnando a mangiare in modo corretto, a fare moto ed a trovare spazi di gratificazione diversi dal cibo. In Humanitas, il dott. Stefano Genovese, responsabile della Sezione di Diabetologia, coordina l’attività del gruppo di specialisti coinvolti nella gestione clinica del paziente obeso occupandosi degli aspetti medici del trattamento dell’obesità”.

Quando invece è necessario intervenire chirurgicamente?

“Se l’approccio combinato dietetico comportamentale non porta a buoni risultati, con valori di BMI che si mantengono stabilmente al di sopra di 35, si deve prendere in considerazione il trattamento chirurgico, che è in grado di indurre un calo ponderale stabile e duraturo. Le opzioni chirurgiche per il trattamento dell’obesità patologica sono diverse e vengono generalmente suddivise in due categorie di interventi: operazioni restrittive e malassorbitive”.

Qual è la differenza fra queste due tipologie di interventi?

Le procedure restrittive, tra le quali il più diffuso è il bendaggio gastrico, sono basate sulla riduzione della capacità gastrica e quindi sulla riduzione dell’introito calorico anche per l’insorgenza di un precoce senso di sazietà. Il successo del bendaggio gastrico è correlato al rispetto di un regime dietetico che il paziente dovrà osservare nel post-operatorio modificando le proprie abitudini alimentari e per le quali gioca un ruolo essenziale il supporto esterno di tipo dietetico comportamentale.
Le procedure malassorbitive si basano sulla modificazione dell’assorbimento intestinale indotto da un by-pass: il paziente mangia liberamente ma il suo intestino non assorbe più di un certo quantitativo di calorie. Questo consente una graduale perdita di peso, a scapito però di una situazione di malassorbimento cronico che può rendere necessaria l’assunzione continuata di sali minerali e vitamine. Questa categoria di interventi va riservati a gradi di obesità estrema con BMI al di sopra di 50 kg/m2 o a soggetti che rifiutano gli interventi che prevedano una restrizione alimentare. Tra gli interventi malassorbitivi, uno dei più diffusi è l’intervento di diversione bilio-pancreatica, che può comportare tuttavia importanti squilibri elettrolitici. Recentemente si sono molto diffuse delle procedure miste, quali il by-pass gastrico, che associa alla restrizione indotta dalla riduzione delle dimensioni del neo-stomaco un by-pass intestinale di un breve tratto che non induce squilibri metabolici nel paziente. L’intervento trova generalmente applicazione nei pazienti con obesità grave o in quelli in cui un particolare situazione psicologica faccia controindicare il puro intervento restrittivo.
Tutte le procedure menzionate sono eseguibili con approccio videolaparoscopico, e ciò ha notevolmente aumentato la richiesta di chirurgia bariatrica”.

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