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Da Cina e Giappone le tecniche reflessogene

24/09/2002

Arrivano dall’Oriente, in particolare da Cina e Giappone, e si propongono di curare dolori e malattie di varia natura agendo su determinati punti del corpo. Sono le tecniche di massaggio reflessogeno, una valida alternativa alla massoterapia tradizionale, a patto però di affidarsi a mani esperte e di seguire attentamente le indicazioni del medico specialista. E’ il dottor Gianluca Galimberti, fisiatra e caposezione di Riabilitazione Ortopedica di Humanitas, a spiegarci per la cura di quali patologie può essere utile ricorrere a una serie di sedute di massaggio reflessogeno.

Il massaggio che arriva dall’Oriente
“Le tecniche di massaggio reflessogeno – spiega il dottor Galimberti – hanno origine nella cultura e nella filosofia orientali, indiane, cinesi e giapponesi. Per tale motivo non è possibile definire cronologicamente la nascita di queste tecniche, la cui origine si perde nella notte dei tempi, ma che già 5000 anni fa venivano praticate tra le popolazioni povere di quelle terre, che non avevano altri mezzi con cui curarsi. La medicina occidentale, visti gli eccellenti risultati che questo tipo di massaggio consente di ottenere, ha adottato le tecniche reflessogene per curare patologie di natura ortopedica, che interessano muscoli, tendini e articolazioni, e alleviare il dolore agli arti e alla schiena. Si sono dimostrate valide anche per ridurre il gonfiore nell’edema post trauma, grazie all’azione drenante che è possibile ottenere. L’Occidente non si avvale di questa tecnica di massaggio per curare altri tipi di malattie, come avviene invece in Oriente, dove la reflessologia è utilizzata per la cura delle patologie più disparate. E’ bene sottolineare, quindi, che questo tipo di massaggio può costituire una valida alternativa alla massoterapia classica, qualora il medico specialista lo ritenga utile, ma prevalentemente per curare dolori di natura muscolare, causati da contratture o da affaticamento”.

I punti chiave
“Il massaggio reflessogeno, in cui potremmo – per chiarezza di esposizione – catalogare dallo shiatsu alla riflessologia plantare al massaggio propriocettivo profondo, cerca di stimolare dei punti chiave – continua il dottor Galimberti. Questi punti, che a seconda della filosofia di base possono essere i punti dell’agopuntura o i punti trigger o i punti di controllo energetico sui meridiani, sono per la medicina occidentale frequentemente i punti coincidenti con una sofferenza muscolo-fasciale. Con il massaggio si opera su questi punti specifici per cercare di agire non solo a livello locale, ma anche a distanza. Mentre nella massoterapia tradizionale l’effetto a distanza è una conseguenza non voluta (ad esempio la mobilizzazione dei liquidi che provoca un aumento della diuresi), le tecniche reflessogene mirano proprio a ottenere un effetto a distanza, oltre a uno locale, tanto che, come abbiamo già detto, in Oriente vengono utilizzate per curare malattie di varia natura. Il massaggio ha lo scopo di dissolvere, disperdere o accentuare l’energia in un determinato punto, che per noi si traduce nel dare una stimolazione, che molto spesso può anche essere dolorosa, per ottenere un effetto di soppressione dello stimolo doloroso originario. Queste tecniche possono essere dolorose perché agiscono sul punto chiave da stimolare in modo molto energico, così da scatenare un meccanismo nervoso riflesso in quella zona. Vengono dunque stimolati i recettori nervosi e liberati metaboliti, ottenendo un effetto analgesico e decontratturante”.

La valutazione del medico
“Anche per questo tipo di massaggio – avverte il dottor Galimberti – è indispensabile l’attenta valutazione del medico specialista. Come per la massoterapia tradizionale, esistono controindicazioni, assolute o relative, che sconsigliano di sottoporsi a un massaggio. Anche le tecniche reflessogene possono mobilizzare liquidi, metaboliti e altro e sono sicuramente da evitare in presenza di una patologia tumorale. Lo stimolo doloroso che spesso caratterizza il massaggio, inoltre, lo sconsiglia anche a chi soffre di gravi cardiopatie (si potrebbe ad esempio innescare una crisi di angina). Il massaggio reflessogeno, invece, potrebbe costituire una valida alternativa in quei casi per cui era sconsigliata la massoterapia classica, ad esempio per chi soffre di ipertensione. La mobilizzazione delle masse di tessuto muscolare e cutaneo, e quindi di liquidi, è in questo caso minore e il rischio di squilibri pressori è inferiore”.

La seduta di massaggio
“Sarà il medico specialista – spiega il dottor Galimberti – a indirizzare il paziente da un massaggiatore esperto, di sua fiducia, poiché in questo campo non è difficile imbattersi in persone poco preparate che improvvisano massaggi di derivazione orientale. Il ciclo di sedute a cui ci si deve sottoporre è variabile: sicuramente non sono previste sedute quotidiane, come invece spesso accade con il massaggio tradizionale. Questo perché la seduta può comportare sensazioni spiacevoli e dolorose: il massaggio può essere un leggero sfioramento fatto con il dito o una pressione profonda effettuata con il gomito. Spesso il medico prescriverà una sola seduta alla settimana, a seconda della patologia e delle reazioni del paziente”.

A cura di Elena Villa.

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