Bellezza

Linfodrenaggio: i vantaggi su circolazione ed estetica

01/10/2002

Concludiamo il nostro dossier sulle diverse tecniche di massaggio parlando del linfodrenaggio, il massaggio che ha lo scopo di drenare i tessuti quando il sistema linfatico è, per qualche motivo, compromesso. Utilizzato soprattutto in situazioni post-chirurgiche in patologie di origine tumorale, il linfodrenaggio può essere usato anche per ovviare a problemi di cellulite e gonfiore non propriamente di origine linfatica. Abbiamo chiesto al dottor Gianluca Galimberti, fisiatra e caposezione di Riabilitazione Ortopedica di Humanitas, di spiegarci esattamente quali sono i campi di applicazione di questo tipo di massaggio e quali risultati consente di ottenere.

Quando il sistema linfatico si altera: i linfedemi
“Oltre al sistema circolatorio, costituito da vasi sanguigni e vene – spiega il dottor Galimberti – il corpo umano dispone anche di un sistema linfatico. Da un punto di vista anatomico la circolazione venosa e quella linfatica sono intimamente connesse; gli scambi di acqua e sostanze nutritive con i vari tessuti interstiziali si realizzano per mezzo di strutture vascolari (arterie, vene, rete capillare), mentre la rete linfatica svolge una funzione drenante partendo dagli stessi tessuti interstiziali. Un’alterazione del sistema venoso-linfatico può dare origine al così detto “edema”, la cui genesi può dipendere da un aumento dei liquidi nel tessuti interstiziali o da un deficit di drenaggio linfatico degli stessi tessuti. Rientrano nella categoria dei linfedemi primari gli edemi di origine congenita (presenti dalla nascita), precoce (di origine genetica, ma che si manifestano a seguito di traumi contusivi, punture d’insetti, fenomeni allergici); fanno parte dei linfedemi secondari gli edemi originati da ostruzione delle vie linfatiche (ad esempio neo-formazioni benigne o maligne, metastasi, infezioni da streptococco), da interruzione delle vie linfatiche (ad esempio a seguito di interventi chirurgici, traumi contusivi e/o distorsivi, dopo trattamenti di radioterapia). In seguito a una mastectomia e alla conseguente asportazione di linfonodi, ad esempio, può comparire un più o meno accentuato gonfiore del braccio. E’ quindi sul ristagno di linfa che si cerca di agire tramite il linfodrenaggio”.

Il drenaggio linfatico manuale: il suo effetto drenante
“Il Drenaggio Linfatico Manuale (DLM) costituisce una metodica dai molteplici effetti, pur essendo quello antiedematoso il più importante nella pratica clinica – continua il dottor Galimberti. L’effetto anti-edema si realizza sia attraverso il riassorbimento della componente liquida e proteica stagnante nell’interstizio, che un aumento della velocità di trasporto e di scarico della linfa nel torrente sanguigno. Tale effetto si esplica attraverso una serie di modificazioni del sistema linfatico stesso e in particolare attraverso un’attivazione dei linfangioni (strutture microcontrattili atte a drenare piccoli segmenti del vaso linfatico); uno sviluppo di vie collaterali; una apertura di anastomosi linfo-linfatiche (tra vasi linfatici) e linfo-venose (tra vasi linfatici e capillari sanguigni) che normalmente risultano ipofunzionanti o silenti”.

Il suo utilizzo in campo estetico
“Lo scopo del linfodrenaggio è quello di cercare delle vie di drenaggio della linfa alternative a quelle che sono state interrotte in seguito all’asportazione di linfonodi. E’ questo, infatti, il principale campo di applicazione del linfodrenaggio – sottolinea il dottor Galimberti– anche se la medicina estetica lo utilizza per risolvere problemi di cellulite e stasi non propriamente linfatica. Il D.L.M. trova applicazione non soltanto come terapia nelle patologie flebo-linfatiche, ad esempio dopo un intervento di mastectomia, ma è un valido sostegno in campo estetico nel trattamento della cellulite (pannicolopatia edemato-fibrosclerotica).
Molti sono gli effetti utili del D.L.M. nel trattamento e cura della cellulite, il più importante, come già detto, è quello antiedemigeno. Infatti attraverso questa tecnica di massoterapia si assiste a un miglioramento del microcircolo superficiale con accelerazione del flusso linfatico-venoso. Questo comporta un deflusso maggiore attraverso le vie linfatiche stimolate, con riduzione dell’edema e quindi della ritenzione idrica. Il miglioramento della microcircolazione comporta anche un aumento dell’ossigenazione dei tessuti e una migliore rimozione dei prodotti catabolici. Va sottolineato che tale metodica deve essere intesa come trattamento coadiuvante nella cura della cellulite poiché necessaria ma, da sola, non sufficiente a combattere questo inestetismo”.

La tecnica
“Le manualità del D.L.M. differiscono da altre metodiche massoterapiche per tipologia, pressioni e ritmo – spiega il dottor Galimberti. La manualità non si sviluppa attraverso uno sfregamento, bensì un movimento di trazione e spinta, questo per non creare eccessivi arrossamenti della cute con conseguente aumento della vasodilatazione e iperafflusso di sangue e quindi sviluppo di ulteriore edema. L’intera serie di manovre deve rispettare una precisa sequenza e direzione, in particolare si procede dapprima con uno scarico delle stazioni linfonodali principali e poi si prosegue con il trattamento delle zone periferiche, in senso da prossimale a distale. La pressione deve rispettare il valore pressorio esistente all’interno del vaso linfatico, quindi non deve superare i 30-40 mm Hg di mercurio, anche perché la rete linfatica su cui si andrà ad agire è quella superficiale.
Il ritmo deve essere lento e cadenzato, questo per rispettare il normale ritmo di contrazione dei vasi linfatici che, a differenza di quelli sanguigni, è molto più rallentato.
Un importante aiuto nel potenziamento del drenaggio dei liquidi (linfa) è dato dal confezionamento di un bendaggio elastocompressivo da realizzare subito dopo la seduta di drenaggio linfatico manuale, questa metodica trova maggior indicazione negli edemi di grosse dimensioni. Nella terapia dei linfedemi il tutore elastico (calza o bracciale) rimane il mezzo più efficace (ma non sostitutivo) al mantenimento e incremento dei risultati ottenibili con il D.L.M. o con altre metodiche di pressoterapia.
La prescrizione dei trattamenti di D.L.M. è di competenza medica specialistica (fisiatra, angiologo, oncologo) poiché molte forme di edema possono essere sintomatiche di patologie secondarie, fatta eccezione per i trattamenti con finalità estetiche. La cadenza delle sedute varia a seconda della situazione specifica (dalle due alle tre sedute a settimana). Va precisato che nelle forme più gravi di linfedema i trattamenti hanno una frequenza quotidiana per 15/20 giorni, comprensivi di bendaggio a fine seduta. Sono consigliabili cicli di 10 trattamenti due volte all’anno per monitorare la progressione dell’edema”.

Il corso in Humanitas
“Presso il nostro Istituto – conclude il dottor Galimberti – si svolge regolarmente da cinque anni un corso di Linfodrenaggio secondo la metodica Vodder, tenuto da medici accreditati all’insegnamento di tale metodica. Il corso è indirizzato a fisioterapisti e infermieri professionali, si svolge nell’arco di cinque sessioni della durata di 17 ore l’una ( venerdì – sabato-domenica). Nel corso delle varie sessioni una parte è dedicata agli aspetti teorici (anatomia, fisiologia, fisiopatologia, indicazioni, controindicazioni) e una parte agli aspetti pratici con sedute di trattamento che gli allievi svolgono tra di loro e su pazienti”.

A cura di Elena Villa

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