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Casco da sci, quale scegliere per non rischiare la testa?

13/02/2013

Sulla neve, mentre si scia, il casco è uno strumento di cui non si deve fare a meno. E’ un autentico salvavita e lo dovrebbero portare non solo gli under 14, per i quali è obbligatorio, ma anche gli adulti.

 

Indossare il casco quando si sfreccia sugli sci o sullo snowboard può fare veramente la differenza: il rischio di traumi alla testa è decisamente ridotto e, quindi, le vite salvate numerose. Lo ribadiscono dalle pagine del Journal of Trauma and Acute Care Surgery alcuni ricercatori della Johns Hopkins University, nel Maryland. Secondo le statistiche, solo negli Stati Uniti sono più di 600mila gli infortuni fra sciatori e amanti della tavola. Fino al 20 per cento di questi eventi riguarda la testa, ma il dato più preoccupante è che ben il 22 per cento dei traumi cranici è talmente grave da comportare dalla perdita di coscienza momentanea fino al coma. Il casco risulta, quindi, un autentico salvavita ed è sbagliato pensare (come fanno in molti) che questa protezione incoraggi comportamenti pericolosi. Anzi, esteticamente può essere trendy oltre che fonte di alcuni vantaggi, al punto che dovrebbe, in realtà, essere utilizzato da tutti. Ne parliamo con il professor Maurizio Fornari, responsabile di neurochirurgia di Humanitas.

Professor Fornari, i traumi cranici sugli sci non sono così frequenti. Perché, allora, il casco è fondamentale?

«Il casco è fondamentale perché non solo protegge dalle cadute che possono portare a traumi cranici (in modo diretto) che, anche se non molto frequenti, risultano gravi (come dice anche la ricerca americana di cui stiamo parlando), ma anche perché si possono avere traumi da contraccolpo (in modo indiretto). Lo sci, infatti, è una delle poche condizioni in cui si raggiungono velocità elevate (come la bicicletta o la moto), fino a 50 km/h anche se si è dilettanti (e 100-150 Km/h i professionisti). L’accelerazione e la brusca decelerazione causano un contraccolpo che  provoca un trauma cranico. Ma non è finita qui. Il rischio che altre persone ti investano “armate” di oggetti contundenti che possono colpire la testa (racchette, punte degli sci, lamine…) è piuttosto frequente. Il cervello è protetto dal liquor, ma fino a certi livelli. Sopra una certa velocità, il “cuscino d’acqua” non è sufficiente e il rischio è notevole».

Tutti dovrebbero utilizzare il casco? Non solo i minori di 14 anni come prevede la normativa attuale?

«Esattamente. Non ha senso non indossarlo. Ci si espone a un rischio conosciuto senza protezione. Lo sci con il casco dovrebbe essere trattato alla stessa stregua delle cinture di sicurezza obbligatorie per tutti in auto. Si dovrebbe iniziare una campagna che lo renda obbligatorio per tutti o, quantomeno, sensibilizzi al suo utilizzo anche in assenza di normativa (in alcuni Paesi come la Svizzera ha funzionato). Nei piccoli, fra l’altro, i traumi cranici sono di modesta entità, negli adulti hanno conseguenza relativa, ma sopra i 50 anni possono causare microtraumatismi cronici che portano a ematomi che, ricadendo un’ulteriore volta, esplodono con esito fatale (proprio con questa triste modalità è deceduto uno dei più grandi sciatori italiani, Leonardo David, che ha avuto un  trauma lieve dopo una prima caduta, continui mal di testa non approfonditi e, poi, una successiva caduta che ha portato a un ematoma che è esploso). Casco, quindi, obbligatorio per tutti».

Casco obbligatorio anche per gli snowboarders?

«Sì, casco obbligatorio anche per chi va con lo snowboard, più a rischio per i movimenti esasperati in flessione di corpo e testa. Il casco, però, non protegge dai traumi cervicali, frequenti e elevati sulla tavola».

I caschi moderni oltra a non impedire la visibilità, quali altri vantaggi presentano?

«Sì, i caschi più moderni sono studiatissimi perché la visibilità risulti perfetta. Inoltre, proteggono dal freddo molto bene, ma, allo stesso tempo, sono ben areati e traspiranti e, per i “dipendenti” dal telefonino, dotati di blue-tooth. Non solo non ci sono scuse per non indossarli, ma ci sono evidenti vantaggi tali da non volervi più rinunciare».

 

A cura di Lucrezia Zaccaria

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