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Ecco la biopsia alla prostata senza dolore

19/10/2004

Per ridurre i disturbi legati all’esecuzione di un esame fondamentale per la diagnosi del tumore alla prostata, la biopsia prostatica, negli ultimi anni sono state sviluppate diverse tecniche. Quella messa a punto presso Humanitas, basata sull’utilizzo dell’anestesia locale, ha consentito nella maggior parte dei casi di annullare, o comunque di ridurre, il dolore.
“Utilizziamo questa tecnica ormai da quattro anni, ed è divenuta per noi una procedura standard – afferma il dott. Gianluigi Taverna, specialista dell’Unità Operativa di Urologia diretta dal prof. Pierpaolo Graziotti -. L’abbiamo messa a punto con l’obiettivo specifico di migliorare l’approccio dei pazienti ad un esame molto importante ma spesso fastidioso”.

L’utilità della biopsia

La biopsia multipla ecoguidata è attualmente l’unico mezzo riconosciuto per la diagnosi di neoplasia prostatica. La sua esecuzione si rende indispensabile in caso di sospetto palpatorio alla visita specialistica, o in caso di alterazione confermata del PSA (antigene prostatico specifico). Un livello elevato di PSA, che viene misurato con un semplice esame del sangue, può infatti essere un campanello d’allarme della presenza di un tumore prostatico anche in fase iniziale.
“Attraverso la biopsia – spiega il dott. Taverna – si riesce ad esaminare direttamente il tessuto prostatico: si prelevano, con appositi aghi, dei piccoli campioni di ghiandola e li si analizza al microscopio allo scopo di evidenziare o meno la presenza di cellule neoplastiche.
La procedura può essere, se necessario, anche ripetuta più volte e praticata sia ambulatoriamente che in regime di ricovero”.

Il tumore alla prostata

La prostata è una ghiandola localizzata tra vescica e uretra, anteriormente al retto, ed è fondamentale per l’attività sessuale maschile.
Quello della prostata è il tumore più diffuso nell’uomo e rappresenta la seconda causa di morte per tumore (dopo il cancro al polmone) in Italia e in tutto il mondo occidentale fra la popolazione maschile. La sua incidenza cresce in maniera esponenziale con l’aumentare dell’età: quasi irrilevante prima dei 40 anni, raro tra i 40 ed i 45 anni, diviene sempre più frequente dopo i 50 anni.
Se individuato in fase iniziale, questo tumore può essere curato ed anche guarito. Da qui l’importanza dell’eventuale diagnosi precoce, che consente agli specialisti di evidenziare neoplasie prostatiche di piccoli volumi prima che queste, evolvendosi, diano segni o sintomi al paziente.

Di Monica Florianello

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